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Wednesday 3 December 2008 at 6pm
opening
Maja Slavec
Maja Slavec
S I T U A K T C I J A
Maja Slavec dedicated one whole year to the artistic project S i t u a k t c i j a. The artist followed the life of some women in them everyday activities, taking part in the simple actions of the day like privileged observer, but not intrusive. So we can see women portrayed in interior spaces of the house like kitchens, bathrooms, bedrooms; but also during passing moments from room to room, or external from housing spaces. In both cases, the woman is alone.
Maja Slavec inquires into the real life and capture the situation (in Slovenian situacija) in which the woman is alone with herself. These are instants of intimate life (akt, naked; also in a broad sense) in which emerge subtly femininity and eroticism. Here, however, is completely absent any intention that leads to think of a voyeuristic look into intimacy. The woman isn’t a potential erotic object for outer observer.
In fact the artist deepens the topic of the self-perception of femininity and eroticism. And she speaks of the fear to loose this self-perception. In her shoots, consequently, we can recognize a latent sadness. In this way the photographic memory of S i t u a k t c i j a record also sadness, like a quality of experience.
The artist specifies “There’s a sort of poetry in being sad. Sadness is poetic”. If poetry has a certain inclination for emptiness [Iosif Brodskij], S i t u a k t c i j a describes this inclination tactfully, succeeding in express exactly the poetry, not only the semantic, of the situations.
Just for this inclination to poetry built in the project concept, Maja Slavec photography, although portray real life moments, is not purely realistic like greater part of contemporary situation photography: it meet precise formal and aesthetic fundamental rules (composition, light) maintaining yet the absence of artifice in the representation of reality.
The final result is a photographic series in which, absolutely, there isn’t narrative will.
S i t u a k t c i j a brings in itself the quality of immediacy of the real life.
Maja Slavec
S I T U A K T C I J A
S i t u a k t c i j a è un progetto artistico che ha impegnato Maja Slavec per un anno intero.
L’artista ha seguito la vita di alcune donne nelle loro attività di ogni giorno, partecipando da osservatrice privilegiata, ma non intrusiva, alle azioni più semplici del quotidiano. Vediamo così donne ritratte in interni come cucine, bagni, camere; ma anche immortalate nei momenti di passaggio da un ambiente all’altro, esterni allo spazio abitativo. In entrambi i casi, la donna è sola.
Maja Slavec indaga la vita reale e cattura le situazioni (in sloveno situacija) in cui la donna è sola con sé stessa. Sono istanti di vita intima (akt, nudo; anche in senso lato) nei quali emergono sottilmente la femminilità e l’erotismo. Qui, però, è totalmente assente ogni intenzione che lasci pensare a uno sguardo voyeuristico sull’intimità e la donna non è oggetto erotico potenziale per l’esterno.
L’artista, infatti, approfondisce il tema dell’auto-percezione della femminilità e dell’erotismo. E parla anche della paura di perdere questa percezione. Nei suoi scatti, di conseguenza, si riconosce una latente tristezza. La memoria fotografica di S i t u a k t c i j a registra così anche la tristezza. E la registra come una qualità dell’esperienza.
L’artista stessa precisa: “C’è una sorta di poesia nell’essere tristi. La tristezza è poetica”.
Se la poesia ha una certa inclinazione per il vuoto [Iosif Brodskij], S i t u a k t c i j a descrive questa inclinazione con tatto, riuscendo ad esprimere appunto la poesia, non solamente la semantica, delle situazioni ritratte.
Proprio per questa inclinazione al poetico insita all’idea progettuale, la fotografia di Maja Slavec, nonostante ritragga momenti di vita reale, non è puramente realistica come maggior parte della fotografia contemporanea di situazione: risponde a precisi canoni formali ed estetici (composizione, luce) mantenendo però l’assenza di artificio nella rappresentazione della realtà.
Il risultato finale è una serie fotografica in cui non c’è assolutamente volontà narrativa. Sono scatti che portano in sé la qualità dell’immediatezza della vita reale.
untill 28 November 2008
from Monday to Friday, 9am - 7pm
more on Urša Vidic: http://uvslike.blogspot.com/
Università degli Studi di Trieste website: http://webnews.units.it/pagina.asp?id=380&tipoogg=0&lang=2&tipo=1
Urša Vidic is an artist of Galerija Ganes Pratt, Ljubljana (Slovenia)http://www.ganes.si/index_files/Ganes_Pratt.htm
Review by Michele Drascek
Urša Vidic
“Beyoned”
In her work, Urša Vidic opens the question about relation between biological and social gender. “Beyoned” is a made-up word coined in order to efficiently illustrate the artist’s idea; it describes revolt and a desire to progress in understanding of sexual identities in the western culture; to rise above the biological and cultural determination in the name of respect.
The work presented at this exhibition is a result of intense human body research. The subject is portrait with extreme precision, without seeming morbid or over-sensual. The artist transforms a photograph onto canvas, reinterprets its meaning and shapes into a sophisticated oil painting. That is why her paintings differ from the mimic portrait photography.
Even though the subject of her paintings is the human body, we can describe them as non-figurative. And it is true; the body extends, stretches and disappears. The details disintegrate until they are merged with a single layer of monochrome color. In this way it is almost impossible to identify the gender of the body. It becomes sublime.
Through researching her own physiognomy, the artist questions her identity, seeking answers to diametricality between the male and the female and asks what happens when we go beyond the gender determination and transform into one. By annihilating the gender differences we reach egalitarism. Or as the artist puts it: “It’s a fantasy and at the same time a realistic appeal towards unity between different social genders and towards respect between them.”
What we see on her canvas are outlines of human bodies and their organs. Most of all we notice the basic presence of hands painted in exquisite precision. The hands are grabbing skin and research various parts and organs of the body. With all this, it seems as if they are trying to understand, discover, almost penetrate, devour and possibly posses the bodies, which is impossible. We can also sense care and restlessness in her paintings. Canvases with their cold composition resemble scientific research of hybrids, but on the other hand, a strong emotional presence of the artist is sensed. The desire to communicate about her research through painting leads to phenomenology.
Urša Vidic
“Beyoned”
“Beyoned” è un lemma inesistente, un voluto errore grammaticale.
La parola è composta dall’ingelse beyond (oltre, al di là) e one (uno).
Da artista seriamente coinvolta nelle problematiche di genere, Urša Vidic propone un titolo che è un atto di resistenza, ma anche di volontà di superamento della cultura del sesso dominante – quello maschile – nella cultura occidentale: andare al di là del genere, accettare i generi differenti nel nome del rispetto.
Per questo motivo le opere presentate da Urša Vidic sono frutto di un intenso lavoro di ricerca sul corpo. Un soggetto pittorico trattato con estrema cura e attenzione al dettaglio, ma senza cadere nel morboso o nel sensuale.
Nel puntiglioso processo di produzione delle opere l’artista parte dalla fotografia per poi interpretarla e trasformarla sulla tela in raffinate pitture a olio. Pitture che però divergono dal reale ritratto fotografico.
Nonostante il soggetto sia il corpo, si può parlare di una pittura non-figurativa. Infatti il corpo si allunga, si distorge e svanisce, la pittura perde il dettaglio sino a diventare un’unica campitura di colore in cui è impossibile riconoscere l’identità di genere: il corpo diventa sublime.
Utilizzando la fisicità della Persona, l’artista si domanda cosa sia l’identità, cosa sia la diversità tra uomo e donna, e cosa accade con la perdita del genere (beyond) e la successiva trasformazione in un’unica unità (one). L’annullamento dell’identità corporea porta a una sorta di egualitarismo. L’artista descrive perciò queste opere come “un appello fantastico-idealistico a un rapporto egualitario tra i sessi fondato sul rispetto”.
Concretamente, quello che vediamo sulle tele sono porzioni estese di corpi, interferenze tra corpi. E la fondamentale presenza delle mani, dipinte molto dettagliatamente, che stringono i corpi e la loro pelle per investigarli. Di più: per percepire, scoprire, quasi penetrare, inghiottire e forse prendere possesso – un possesso impossibile – del corpo.
Si riconosce un disagio, un’inquietudine. Le tele sono simili a freddi fotogrammi di una ricerca scientifica sugli ibridi.
Si percepisce la partecipazione emotiva dell’artista. Il bisogno di comunicare la propria ricerca attraverso la produzione pittorica. Ne esce una fenomenologia.
Urša Vidic
“Beyoned”
"Beyoned" je beseda, ki ne obstaja, in je skovana na željo umetnice. Sestavljena je iz angleške besede beyoned, ki pomeni onkraj, preko in besede one, ki jo prevajamo kot eden, enak. Ker Urša Vidic v svojih delih odpira vprašanja, ki se dotikajo odnosa med biološkim in družbenim spolom, predlaga naslov, ki je sočasno delo odpora in hkrati želje, da bi napredovali v razumevanju naših spolnih identitet v zahodni kulturi; dvigniti se nad biološko in družbeno determiniranostjo v imenu spoštovanja.
Delo, ki ga na tej razstavi predstavlja Urša Vidic, je rezultat intenzivnega raziskovanja človeskega telesa. Slikarski subjekt obdeluje z ekstremno natančnostjo, ne da bi pri tem delovalo morbidno ali prekomerno čutno. Med umetniškim ustavrjanjem se umetnica poslužuje fotografije, ki jo na platnu na novo pomensko interpretira in preoblikuje v prefinjeno oljno sliko. Zato se slike razlikujejo od mimetične portretne fotografije.
Kljub temu, da je subjekt slikanja človeško telo, lahko govorimo o njenih slikah kot o nefigurativnih. In res, telo se razteza, podaljšuje in izginja. Detajli na slikah se razkrajajo, dokler se ne združijo v en sam nanos monokromne barve. Na ta način le še s težavo prepoznavamo identiteto spola. Telo postaja sublimno.
Preko raziskovanja lastne fizionomije, umetnica postavlja pod vprašaj njeno identiteto, išče odgovore na diametralnost med moškim in žensko in se sprašuje, kaj se zgodi ko se dvignemo nad spolno določenostjo (beyond) in se transformiramo v enost (one). Z razvrdnotenjem razlik med spoloma, pridemo do egalitarizma. Ali kot pravi umetnica sama: “Gre za fantazijski in hkrati idelastični poziv k enotnsoti med različnimi družbenimi spoli in k spoštovanju med njimi.”
Kar lahko vidimo na njenih platnih so obrisi človeških teles in njihovi organi. Predvsem je opaziti bazično prezenco rok, ki so naslikane z izredno natančnostjo. Roke grabijo kožo in raziskujejo različne dele, organe telesa. Pri vsem tem se zdi, kot da skušajo razumeti, odkrivati, skoraj penetrirati, požirati in mogoče posedovati telesa, kar pa je nemogoče.
Na njenih slikah lahko zaznamo tudi skrb in nemir. Platna spominjajo s svojim hladnim kompozicijskim kadriranjem, na znanstveno raziskovanje hibridov, po drugi strani pa je čutiti močno emocionalno prisotnost umetnice. Želja po komunikaciji o svojem lastnem raziskovanju preko produkcije slikarstva, pripelje do fenomenologie.
more in:
http://www.patronato-alcazarsevilla.es/ http://www.diariodesevilla.es/article/sevilla/238758/abrazo/artistico/entre/sevilla/y/eslovenia.html
New video documentary BORDERLAND, recorded in June 2008 for Aequadorlab, in Espacio Arte Actual, Space for Contemporary Art in Quito, Ecuador. Espacio Arte Actual is the ideal place to turn into practice the idea of favourable meetings between cultural producers, academics and members of the civilian society.
More: http://www.flacso.org.ec/html/arte_actual.html
B O R D E R L A N D
BORDERLAND is a video documentary of what remain of the borderline and the frontier posts between Italy and Slovenia in Gorizia and Nova Gorica after 21st December 2007, date of the entrance of Slovenia in Schengen Accord area.
Borderland in Espacio Arte Actual
The video show the different frontier posts located on the border: the frontier in the centre of the city, that was before pedestrian precinct, became the heavy road traffic way that cross the borderline; the duty commercial frontier, where before all the trucks had to stop, became a fluent traffic road; the frontier that present houses between the Italian and Slovenian frontier posts, so houses that were inside the no-man’s land; the frontier on the route of a country street, that we can recognize only because of an lifted up border barrier presence; the frontier on the railway; the frontier on the top of a hill in a small village or in a valley outside the city; the frontier neglected in the middle of the countryside. Sometimes the fence of the border is still there. Sometimes the borderline is unrecognizable. No one more is standing guard over the border, so the road blocks are empty: new non-places. The video on purpose start with the view of the tangible borderline in the city and end with the view of the abandoned frontier post in the countryside: it’s the same journey – by images – of the history of the border: a border that is vanishing.
interview by Greta Sclaunich
New interview in an italian newspaper about art system in Slovenia and Friuli Venezia Giulia, Lubiana contemporary art situation and next projects like artist and curator.
In Il Messaggero Veneto, Friday 29th May, 2008.
CultureHunting + ScandicciCultura Firenze + GingerZone
present
Art in Lubiana
a video by Lorenzo Mazza
CulturHunting, a project about the artistic reality of the young european scene, begin with the presentation of the video Art in Ljubljana, including Michele Drascek interview recorded in Ljubljana, December 2007.
Friday 9 May, 2008
at 9 pm
GingerZone,
Piazza Togliatti, Scandicci (Firenze)